il manifesto - 26 Aprile 2003
ASHCROFT
Usa, clandestini in galera
Lo stabilisce una dispozione del ministro della giustizia di Bush
«Sicurezza nazionale». Se l'immigrato clandestino (a meno che non sia cubano) suscita «preoccupazione» può restare in galera a tempo indefinito

FRANCO PANTARELLI
NEW YORK
Gli immigranti illegali negli Stati uniti possono essere tenuti in prigione indefinitamente, senza diritto alla cauzione, se il loro caso è ritenuto «rischioso» per la sicurezza nazionale. Sta scritto in una «opnione legale» di diciannove pagine rilasciata l'altro ieri da John Ashcroft, il segretario della Giustizia che ultmamente era restato un po' in ombra per via della guerra ma che ora ritorna alla grande con le sue idee sulla democrazia. In pratica questa nuova uscita di Ashcroft significa che se il giudice «naturale» di quelle persone - cioè quello che presiede i tribunali chiamati a giudicare reati relativi all'immigrazionee - decide che a un certo imputato può essere concessa la libertà su cauzione, la sua decisione deve essere annullata - e l'imputato deve restare in galera - se l'autorità governativa riesce a dimostrare che il caso in questione è in qualche modo collegato con il terrorismo. Detto così sembra comprensibile, ma il problema è che di fatto il possibile coinvolgimento con il terrorismo di una caso non viene mai «dimostrato» dall'autorità governativa. Tutto ciò che essa fa è «enunciare» l'esistenza di un possibile legame con il terrorismo e poi esercitare il diritto di non presentare nulla - non una prova, non un'indizio neanche minimo - per suffragare la sua enunciazione. «Tali considerazioni di sicurezza nazionale - dice Ashcroft nella sua «opinione legale» - costituiscono chiaramente un ragionevole fondamento per l'esercizio della mia discrezione nel negare una scarcerazione su cauzione». Insomma se lui dice di no il detenuto non deve essere liberato, ma lui non è tenuto a spiegare a nessuno perché ha detto no.

Questa opinione era stata richiesta ad Ashscroft dal recentemente creato dipartimento delle Sicurezza nazionale, formalmente quello incaricato di applicare le leggi sull'immigrazione, dopo che un giudice aveva riconosciuto a un emigrato haitiano di nome David Joseph, 18 anni, il diritto alla libertà dietro una cauzione di 2.500 dollari e dopo che la Corte d'appello aveva sostenuto quella decisione. La creazione del nuovo dipartimento non è stata molto ben digerita da Ashcroft, che ha visto privare il suo dipartimento della Giustizia di molte prerogative, e Tom Ridge, che del dipartimento della Sicurezza nazionale è il titolare, sta molto attento a evitare che Ashcroft si arrabbi troppo e finisca per interferire sul suo lavoro. Così lui ha deciso di chiedergli quella «opinione», Ashcroft gliel'ha fornita e David Joseph deve restare in prigione senza il diritto di sapere perché. «Per inquietante che possa essere - dice di questa nuova uscita Angela Kelley, vice direttore del National Immigration Forum, un'associazione che difende i diritti degli immigrati - non è certo una sorpresa, visti che Ashcroft ha fatto di tutto per tenere le mani nella torta dell'immigrazione e dimostrare che lui può esercitare la propria autorità anche fianco a fianco con Tom Ridge».

Ma oltre alla voglia di Ashcroft di «restare presente», ci sono altri due aspetti da considerare, a quanto pare, in questa storia. Uno è dato dalle circostanze in cui Davdi Joseph è stato arrestato, l'altro è il fatto che è haitiano. Il suo arresto è avvenuto l'ottobre scorso, quando lui e un altro paio di centinaia disuoi compatrioti saltarono da una nave appena attraccata a Miami e si misero a correre in tutte le direzioni nella speranza di far perdere le proprie tracce e intraprendere intraprendere la vita degli immigrati clandestini, tanto lavoro e pochi soldi, considerata comunque meglio della disperazione ad Haiti. Secondo Ashcroft, liberare lui e gli altri vuol dire dare il via libera a un'ondata di «sbarchi» simili, il che impegnerebbe molto la Guardia costiera distraendola dai suoi compiti di sorveglianza contro il terrorismo. Quanto al fatto che Joesph è haitiano, Ashcroft sostiene che recentemente Haiti ha preso ad essere usata come una specie di ultimo ponte da pakistani, palestinesi, insomma «gente a richiso terrorismo», per entrare clandestinamente negli Stati uniti. Sono queste le «considerazioni di sicurezza nazionale» che gli hanno fatto collegare un diciottenne disperato come David Joseph al terrorismo? Lui nella sua opinione non lo dice, ma poiché le prove di apertura mentale da lui fornite finora non sono state propriamente eccelse, molti sono portati a pensarlo.

Questa comunque sarà d'ora in poi la «policy» sugli immigrati illegali: se vi prendono e Ashcroft vi bolla come coinvolti col terrorismo, rischiate di restare in prigione a tempo indeterminato. A meno che non siate cubani, naturalmente, perché per loro vale sempre la norma che quelli che riescono a mettere piede sul suolo americano hanno il diritto di restarci. E' per questo che ogni volta che il governo di Fidel Castro minaccia di «aprire le porte» a qualche ondata di emigrati verso la Florida, come si dice stia facendo adesso, il governo americano trema.