il manifesto - 04 Aprile 2003
L' imam non risponde
Gli accusati di terrorismo non hanno letto le ordinanze
«Cerco lavoro» L'ex imam di Firenze parla con i giornalisti e spiega: «I soldi servivano per comprare la moschea di Cremona». Ha un figlio di 10 mesi ed è disoccupato: «Aiutatemi»

CI.GU.
ROMA
La linea, per ora, è quella di non rispondere. Tranne che per i due ragazzi kurdi arrestati a Parma e accusati di essere associati alla presunta cellula dedita al terrorismo internazionale di matrice islamica e per l'ex imam di Firenze, che per ora è solo indagato, e che ieri ha accettato di parlare con i giornalisti. Sono rimasti in silenzio, invece, il cittadino egiziano e il cittadino somalo arrestati a Milano e interrogati ieri mattina dal giudice Salvini, e l'imam di Cremona e il suo aiutante interrogati dal giudice Grigo. Per tutti e quattro la decisione di non rispondere sarebbe legata allo stesso fatto: non hanno avuto tempo di leggere l'ordinanza di 60 pagine, e per alcuni di loro (come per il somalo e l'egiziano) è stato impossibile visto che non parlano italiano. Pare inoltre che l'aiutante di Trabelsi, l'imam di Cremona, non abbia neanche ottenuto la notifica dell'ordinanza, persa in qualche ufficio. Il somalo Ciise Maxamed Cabdullah, la persona arrivata in Italia dall'Inghilterra e che pare essere indicata come il capo della nuova cellula, ha inoltre protestato perché la sua faccia è stata mostrata in tv prima ancora di capire per quale motivo fosse indagato. Come si ricorderà, l'ipotesi accusatoria dei magistrati è che gli stranieri facessero parte di una organizzazione dedita al terrorismo internazionale (270 bis). Proprio l'impianto accusatorio è contestao dal legale che difende il somalo e l'egiziano, Sandro Clementi, che ha già difeso altre persone coinvolte in processi del genere: «L'accusa principale è che i miei assititi abbiano reclutato persone per andare a combattere in Iraq - spiega - ebbene, si tratta di una categoria giuridica che non è prevista dal codice penale. In pratica non si tratta di reato, vista la guerra in corso. Per quanto riguarda l'ipotesi che la presunta organizzazione avesse contatti con Al Quaeda, è evidente che si sta sposando la tesi americana per cui Al Quaeda si sia spostata nel nord Iraq, ma non è affatto dimostrato». Il nome di Clementi, tra l'altro, ieri è stato tirato in ballo dal senatore leghista Pirovano che ha avanzato sospetti circa l'esistenza di una «rete di protezione di cittadini islamici fortemente indiziati di terrorismo. Lo chiameremo Soccorso Islam, invece di Soccorso rosso». Come dire, alla faccia del diritto di difesa. L'avvocato Clementi ha annunciato che sporgerà querela.

Si sono difesi, invece, i due cittadini kurdi interrogati ieri pomeriggio. Hanno negato recisamente di essere terroristi. Respinge le accuse anche l'ex imam di Firenze, che per un breve periodo ha retto la moschea di Cremona e ieri ha lanciato un appello a mezzo stampa: «Cerco lavoro, aiutatemi». Mohammed Rafik, di 38 anni, ha disegnato tutto un altro quadro: è vero che stava cercando di raccogliere soldi, ma servivano per acquistare la moschea di Cremona su cui c'è un'ingiunzione di sfratto che verrà discussa l'8 aprile. Tra l'altro sembra che anche l'imam di Cremona, Trabelsi, sia stato fermato il 17 marzo scorso con in tasca un foglio su cui erano segnati una ventina di nomi e a fianco alcune cifre in euro. Servivano per finanziare i «fratelli islamici», o più semplicemente per acquistare la moschea?