il manifesto - 04 Aprile 2003
Bordello in parlamento
Sanzioni pesantissime, controlli sanitari e caccia alle immigrate
Lucciole al buio In commissione giustizia della camera il ddl che proibisce la prostituzione nei luoghi pubblici e «riforma» la legge Merlin. Reintroducendo le case chiuse

I. Va.
A dicembre era stato definito un regalo di Natale. Ora ce lo ritroviamo in un uovo di Pasqua che dell'effetto sorpresa conserva ben poco. Arriva, oggi, all'esame della commissione giustizia della camera il disegno di legge targato Bossi-Fini-Prestigiacomo che intende vietare la prostituzione in strada e nei luoghi aperti al pubblico. Il provvedimento - varato a dicembre dal consiglio dei ministri - mira a riformare, dopo quarantaquattro anni, la legge Merlin e a reintrodurre, di fatto, le case chiuse. Certo i pruriginosi firmatari non la raccontano così, anzi. Il ritorno del vecchio e caro «bordello» non viene neanche maliziosamente evocato - non fosse che per rassicurare gli esitanti cattolici - ma l'esercizio della prostituzione viene consentito in luoghi adatti, organizzati e curati da terze persone. Purché queste - va da sé - non ne traggano profitto. Capita spesso in casi di sfruttamento.

Dunque, non sarà più considerato reato di favoreggiamento l'affitto - naturalmente a «prezzi di mercato» - di case in cui esercitare. Necessario sarà solo il consenso di condomini bendisposti e di larghe vedute. Gli stessi - se di sguardo ristretto - «potranno agire nelle forme consentite dal codice civile».

Di contro, il provvedimento prevede multe pesantissime (dai 200 sino ai 3.000 euro) per le donne sorprese a prostituirsi per strada o, comunque, in luoghi pubblici e - nel caso di reiterazione - l'arresto fino a tre mesi; multe severe (da 200 a 1.000 euro) anche per i clienti sorpresi con una prostituta in luogo pubblico; in caso di recidiva, multe da 500 a 2.000 euro e sequestro della macchina per 40 giorni.

E non è tutto: le prostitute dovranno sottoporsi obbligatoriamente a controlli sanitari periodici, vere e proprie schedature poiché verrà considerato reato penale la trasmissione di malattie attraverso il contatto sessuale. Da prostituta a cliente - si badi bene - ché non si è mai visto un cliente tanto impertinente da trasmettere, egli stesso, malattie.

Inasprimento, infine, delle pene per chi compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni.

Negli intenti del pruriginoso trio, la lotta contro un fenomeno «in continua evoluzione da decenni» e le sue correlazioni con attività criminose e criminali. Nessun riferimento alla necessità di togliere di mezzo - non dalle strade - migliaia di donne emigrate, circa la metà di un totale pari a 50-70mila prostitute che esercitano per strade. Se il provvedimento dovesse passare, la loro attività si trasformerebbe in reato e, per loro, diventerebbe assai breve la strada che porta ai «centri di accoglienza temporanea» e, da qui, all'espulsione.

Del resto, recita benevolmente il disegno di legge, chi vuole salvarsi può ancora farlo: Bossi-Fini-Prestigiacomo hanno pensato a tutto, anche a finanziare iniziative di protezione sociale che possano aiutare chi si prostituisce a non cadere vittima di situazioni di sfruttamento.