il manifesto - 02 Aprile 2003
MILANO
Arrestati sei stranieri
Secondo il gip sono terroristi Risarcito un egiziano accusato nel `98
CI. GU.
Sarebbero fiancheggiatori del gruppo fondamentalista Ansar Al-Islam, quello contro cui in questi giorni hanno combattuto nel nord Iraq le truppe angloamericane e il Puk, il partito kurdo. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale e di ricettazione di documenti falsi. Si tratta di sei presone, e altre cinque o sei sarebbero indagate. Due di loro, un egiziano e un somalo, sono stati arrestati ieri mattina dalla Digos a Milano. L'egiziano si chiama El Ayashi Radi Abd El Samie Abou El Yazid, detto Mèrai, e ha 31 anni. Il ragazzo somalo si chiama Ciise Maxiamed Cabdullah, 29 anni. Gli altri due sono invece kurdi iracheni e sono stati arrestati a Parma. Si tratta di Mohammed Tahir Hammid, detto Abdelhamid, di 27 anni e Mohamed Amin Mostafa, anche lui di 27. Ieri sera sono finiti in manette anche Mourad Trabelsi, tunisino e indicato come imam della moschea di Cremona, e Ben Mouldi Kamel Hamraoui, di 26 anni. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Guido Salvini (il giudice di piazza Fontana), l'inchiesta va avanti da più di un anno ed è legata ai sospetti avanzati dagli inquirenti sulla moschea di viale Quaranta. Il principale indagato è Nasser Osama Moustafa, noto come Abu Omar, salito agli onori delle cronache perché nella sua casa di Milano avrebbe ospitato Es Sayed, riconosciuto come uno dei capi di Al Qaeda e forse morto in combattimento in Afghanistan. Abu Omar è scomparso il 17 febbraio scorso, e gli inquirenti sono sempre più convinti che sia stato rapito dai servizi arabi egiziani. Uno scenario internazionale e complesso che, secondo il gip Salvini, si lega a doppio filo con la guerra in corso. Gli arrestati, infatti, avrebbero concentrato le loro attività nel reclutamento di persone da spedire nei campi di addestramento iracheni e nel raccogliere finanziamenti allo scopo di compiere attentati, anche in altri stati. Si è conclusa con un risarcimento di 83 mila euro, ordinata dalla Corte di appello di Torino, invece la vicenda di Khaled Bayoumi, un egiziano coinvolto nel `98 in un'inchiesta su Al Qaeda e poi completamente scagionato dopo aver passato 1 anno e 2 mesi in carcere e 7 mesi agli arresti domiciliari. Bayoumi, che fa il pizzaiolo, è stato difeso dagli avvocati torinesi Massimo Pastore e Caludio Novaro che hanno seguito tutta la storia del complicato processo che lo ha visto protagonista. Bayoumi era stato accusato di aver ospitato un egiziano sotto falsa identità, in cui l'Fbi aveva riconosciuto un noto esponente di Al Qaeda. Nei pressi della loro casa erano anche state trovate delle armi, che poi sono state ricondotte a uno smercio della 'Ndrangheta. Ignota la sorte dell'altro indagato, ricercato dall'Fbi, ma per cui gli Stati uniti, o altri stati, non hanno mai chiesto l'estradizione.