il manifesto - 14 Marzo 2003
L'unità alimentare
La piattaforma dell'industria alimentare va controcorrente: Cgil, Cisl e Uil si presentano unite al confronto con Confindustria. Richiesti 100 euro e più tutele per gli immigrati
ANTONIO SCIOTTO
Una piattaforma decisamente controcorrente, quella dell'industria alimentare: unitaria in un momento di grandi divisioni sul fronte sindacale, e che respinge tutto quanto contenuto nel patto per l'Italia e nelle deleghe sul mercato del lavoro. E che l'unità non sia di facciata, lo dimostrano le votazioni dell'assemblea di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil: solo 5 i voti contrari, su ben 600 delegati riuniti ieri a Bellaria. E se Fim e Uilm sono a un passo dalla firma con Federmeccanica, isolando così la Fiom (che si rifiuta, a differenza delle altre due, di entrare negli enti bilaterali), i sindacati degli alimentaristi si preparano a incontrare compatti Confindustria il prossimo 20 marzo, con una serie di richieste piuttosto interessanti. Accanto alla piattaforma dell'industria alimentare - che riguarda 400 mila lavoratori, da Barilla a Cirio, da Parmalat a Perugina - è stata votata anche la piattaforma delle aziende alimentari cooperative (50 mila lavoratori). Innanzitutto la richiesta salariale: «Chiediamo un aumento medio di 100 euro mensili - spiega Franco Chiriaco, segretario generale Flai Cgil - E' importante notare che è un aumento reale, perché fa riferimento ad addensamenti definiti. Inoltre, è su 14 mensilità, e non su 13, come avviene ad esempio nelle richieste dei metalmeccanici. Un altro punto interessante riguarda la riduzione di ore richiesta per i turnisti: 4 in meno per chi fa un 3 per 6, e 8 in meno per chi fa un 3 per 7. Abbiamo preferito ridurre i carichi di lavoro piuttosto che puntare sulle indennità salariali. E ancora, c'è un'attenzione ai processi di globalizzazione del mercato: abbiamo previsto l'istituzione di un fondo di solidarietà per i paesi del terzo mondo, finanziato dalle imprese con la donazione di prodotti alimentari, e dai lavoratori con le ore di lavoro». «La cifra più interessante della piattaforma è comunque - continua Chiriaco - il rifiuto unitario delle politiche governative: no alla destrutturazione del mercato del lavoro contenuta nelle deleghe, un argine alla liberalizzazione di appalti e terziarizzazioni, l'impegno per definire la stabilizzazione dei contratti a termine e la conferma del diritto di precedenza per gli stagionali nel caso di nuove assunzioni».

Un documento che raccoglie anche il consenso della sinistra Cgil «Lavoro e Società», che in particolare si è impegnata negli ultimi mesi per far inserire nel testo tutta una serie di garanzie per gli immigrati. Gianni Mininni, Flai Cgil nazionale, spiega che «sarà prevista per gli immigrati la possibilità di anticipo del tfr, l'accorpamento annuale delle ore per l'allungamento del periodo di ferie, oltre alla riduzione dell'orario nel caso delle feste religiose. Una conquista importante, che oltretutto potrà fare da apripista nel settore agricolo, dove c'è un altissimo numero di extracomunitari». Anche per la sinistra Flai la richiesta di aumento è «interessante»: «Verrà abbassato il parametro di riferimento e ne beneficieranno il terzo e quarto livello, cioè gli operai».

«Su un punto non siamo d'accordo - conclude Mininni - ed è l'istituzione dell'assistenza sanitaria integrativa, perché siamo per la valorizzazione della sanità pubblica. A parte questa riserva, che comunque non ci ha impedito di votare a favore, siamo soddisfatti perchè si è mantenuta l'unità del sindacato su richieste di sostanza: forse il nostro potrebbe essere l'unico contratto unitario che si riuscirà a chiudere quest'anno. E conservando tutto l'impianto precedente, con il rifiuto della precarizzazione voluta dal governo Berlusconi».