il manifesto - 27 Dicembre 2002
La «rivolta dal basso» dei Comuni
Usa, un centinaio di città ha votato risoluzioni contro le leggi antiterrorismo volute dalla Casa Bianca
FRANCO PANTARELLI
NEW YORK
Se non ci pensa Washington a difendere la Costituzione dobbiamo pensarci noi: è più o meno questo il concetto che in questi giorni rimbalza di città in città degli Stati Uniti. Il messaggio viaggia sulle risoluzioni che i Consigli Comunali di molte città stanno adottando per opporsi alle misure volute dopo l'11 settembre dall'amministrazione Bush, e che i democratici del Congresso non hanno avuto il coraggio di contrastare. Si tratta della cosiddetta Patriot Act, passata quasi immediatamente dopo l'attacco terroristico, e la Homeland Security Act con cui è stato istituito il dipartimento «monstre» per la sicurezza destinato a controllare tutto il controllabile. L'iniziativa delle municipalità si estende geograficamente e anche politicamente, nel senso che a fianco di tradizionali «bastioni liberal» come Boulder in Colorado, Santa Fé in Arizona, Cambridge nel Massachusetts o Berkeley in California, ci sono città note più per la loro «business orientation» che per il loro furore ideologico, che ora invece si rivolgono a «consulenti» come l'Aclu (American Civil Liberties Union), considerata normalmente «sinistrorsa» (sebbene a suo tempo abbia difeso anche i diritti di gente come il colonnello Oliver North, il patrono dei «contras» del Nicaragua durante l'amministrazione Reagan) o il People for the American Way, che invece viene considerato conservatore. «La gente è molto intenzionata a fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile contro la minaccia terroristica - dice Elliot Mincberg, direttore legale di quest'ultima organizzazione - ma c'è una crescente preoccupazione per il modo in cui l'esecutivo sta gestendo le cose, attraverso una unilaterale asserzione di potere che in molti caso diventa intrusiva della privacy delle persone e oltre tutto è portata avanti in modo nascosto».

Un centinaio di città sono ormai impegnate in questa sorta di «rivolta dal basso», tra quelle che hanno già adottato risoluzioni e quelle che le stanno discutendo. Ce ne sono di piccole, di grandi come Chicago e Tampa e di «medie» come Fairbanks in Alaska, Flagstaff in Arizona e Grants Pass in Oregon. In genere le risoluzioni hanno intenti «simbolici», servono a far presente a Washington che la china su cui si è messa, diciamo così, non è gradita, senza prevedere effetti pratici concreti. Ma alcune suonano come vere e proprie «sfide» all'autorità centrale, fino ad arrivare a ordinare alla propria polizia locale di non fornire assistenza o collaborazione agli agenti federali nel caso in cui il loro modo di condurre un'indagine in città sconfini nella violazione dei diritti costituzionali. «Questo paese - dice Art Babbott, il consigliere comunale di Flagstaff che ha scritto la risoluzione della sua città - ha cantato la stessa canzone per oltre 200 anni. E' una bella canzone e io voglio continuare a cantarla. Il cambiamento delle parole mi preoccupa molto». La risoluzione di Flagstaff, poi passata di misura, quattro voti contro tre, è stata discussa parola per parola e alla fine il risultato è un testo abbastanza ambiguo da consentire un eventuale «boicottaggio» contro gli agenti federali ma anche un rinvio ai tribunali, il che «è comunque una buona cosa», dice Babbott. Altre risoluzioni sono decisamente «estreme». Quella di Boulder, per esempio, afferma che «la lotta al terrorismo non deve essere condotta a spese dei diritti e delle libertà essenziali della gente di Boulder, degli Stati Uniti e del mondo»; quella di Carrboro, in North Carolina, dice che il lavoro degli agenti federali «in visita» deve essere svolto «in accordo con le linee e le procedure del nostro dipartimento di polizia» e quella di Amherst, nel Massachusetts, dice testualmente che «nell'ambito di ogni possibilità legale, nessun dipendente dell'amministrazione cittadina deve assistere a - o collaborare con - pratiche di indagini, interrogatori o arresti che potrebbero essere considerati una violazione delle libertà civili». Tutto ciò servirà a poco, sostiene il sindaco di Flagstaff, Joseph Donaldson, ricordando che prima dell'11 settembre, anzi prima ancora di essere eletto, George Bush arrivò in città e gli agenti federali al seguito fecero tutto ciò che volevano senza chiedere niente a nessuno. Ma anche lui ammette che «forse in questo modo qualcuno a Washington si sveglierà».