il manifesto - 24 Dicembre 2002
Prefetture nel caos
Uffici per immigrati chiusi. Gli addetti, «interinali», licenziati
Senza fondi Il ministero del lavoro lascia a casa 272 lavoratori precari assunti per il lavoro di regolarizzazione dei migranti precari. Si ripartirà tra un mese, forse

CINZIA GUBBINI
ROMA
Gli sportelli polifunzionali del governo per la regolarizzazione degli immigrati e dei loro datori di lavoro chiudono per le feste. E fin qui, niente di male. Il fatto è che non riapriranno tanto presto, né a pieno ritmo. Oltretutto, rimangono in mezzo alla strada 272 persone, interinali doc assunti per 2 mesi e 10 giorni dal ministero del lavoro, formatissimi e espertissimi della regolarizzazione (in molti casi sono stati loro ad avviare gli uffici delle prefetture alla nuova funzione) che passeranno un pessimo Natale, esattamente come gli immigrati «imprigionati» in Italia in attesa della convocazione per ottenere il permesso di soggiorno. Com'è noto, in molte città si parla di almeno due anni per evadere tutte le pratiche. Protagonisti dell'ennesimo caso di pressapochismo del governo nell'organizzare la regolarizzazione, sono 272 sconosciuti. Rappresentanti di quella folta schiera di lavoratori saltuari (saranno finiti nella stima della «nuova occupazione» difusa ieri) appesi al filo della «chiamata», che si spera sia sempre quella giusta per fare il salto verso l'assunzione. O almeno verso un contratto a tempo determinato. Partiamo dall'inizio: i duecentosettantadue in questione sono stati convocati a settembre dalla nota agenzia interinale Manpower che, in gran segreto, aveva vinto l'appalto per mettere al lavoro un po' di giovani volenterosi in rappresentanza del ministero del lavoro: avrebbero dovuto controllare i famosi «contratti di soggiorno», occuparsi di far mettere la firma e tutto il resto. Dopo 6 giorni di formazione - nonostante si tratti di contratti molto particolari, sperimentali, al limite del contrasto con la normativa vigente - i duecentosettantadue sono stati dislocati nei vari sportelli polifunzionali messi a disposizione per evadere le 702.156 domande presentate, insieme ai rappresentanti della prefettura, della questura, dell'Inps, dell'ufficio per le entrate e, volontariamente, dell'Inail.

«All'inizio si parlava di cinque mesi di contratto», spiega Lorenzo De Rossi, uno dei «licenziati», che vive aVenezia e ha un alto profilo professionale, nonostante spesso sia costretto a nasconderlo pur di trovare qualche lavoretto presso le agenzie interinali. Ma alla fine l'offerta di lavoro si è ridotta a due mesi e 10 giorni, il termine era fissato per il 20 dicembre. E, puntuale, venerdì scorso è finito il contratto. Adieu. «La previsione di spesa è stata pessima, e oltretutto si rischia di mettere in forse l'efficienza dell'ufficio. Per quello che abbiamo visto in questi mesi, il nostro apporto è indispensabile», spiega De Rossi.

Il ministero del lavoro rimanda le accuse al mittente: «Si sta creando un caso sul nulla - protesta il dottor Silvestri, funzionario del ministero. Quello che è accaduto è perfettamente normale e previsto in partenza. Il contratto è finito, perché era previsto per due mesi e dieci giorni e così è stato». Ma cosa succederà il nuovo anno? e soprattutto, quando riapriranno gli uffici per le convocazioni? «Gli uffici riapriranno verso il 15 gennaio e funzioneranno con il personale a disposizione - risponde Silvestri. Le risorse per il 2002 sono finite. A gennaio, la presidenza del consiglio emanerà un nuovo decreto che stabilirà l'emergenza immigrazione in Italia, perché 700mila domande sono un fatto straordinario, e si farà una nuova gara d'appalto per nuovi interinali». Insomma, tutto legato a un decreto che - di nuovo - stabilirà l'«emergenza» per il fenomeno immigrazione: un modo semplice semplice per stanziare soldi e accorciare i tempi delle gare d'appalto.

«L'organizzazione della sanatoria funziona benissimo, non si sono viste file in giro», sottolinea Silvestri. Ma perché mettere per strada 272 persone già formate e oltretutto depotenziare gli sportelli polifunzionali fino a febbraio? E sarà vero che il decreto per stabilire l'«emergenza» sarà una priorità del governo nel nuovo anno? L'impressione è che tutto ciò che riguarda gli immigrati venga sempre gestito con quel che resta, senza porre troppa attenzione alla professionalità o ai diritti degli immigrati, dei lavoratori e in questo caso anche delle famiglie e dei datori di lavoro. L'ottica è sempre quella emergenziale; e pensare che gli sportelli polifunzionali dovrebbero - secondo la Bossi-Fini - funzionare anche dopo la regolarizzazione. Secondo Emilio Vaifora, sindacalista del Nidil della Cgil «era possibile, se non auspicabile, prevedere una proproga per questi lavoratori. Il fatto è che c'è molta, troppa, approssimazione».