il manifesto - 21 Dicembre 2002
sapori anglo-indiani e greco-americani, film noir e cartoni animati
Mia figlia sikh è una bomber
India e Grecia, invito a nozze. Il cricket è stato ben assorbito, ora tocca al calcio. «Sognando Beckham» di Gurinder Chadha, sulle comunità indiane in Gran Bretagna alle prese con i sogni teenager. «Il mio grosso grasso matrimonio greco» è stato negli Usa il caso dell'anno. Il trucco? Indipendenti e complici della Famiglia
ROBERTO SILVESTRI
Gurinder Chadha, regista Gb nata in Kenya ma originaria dal Punjab, e suo marito, lo sceneggiatore Paul Mayeda Berges, americano metà giapponese, sono al secondo copione in comune, Sognando Beckham. Una commedia riuscita e altrettando autobiografica della precedente, il transculturale What's cooking? - inno al rito Usa del tacchino arrosto nel giorno del ringraziamento, rivisitato dai gruppi etnici meno puritani - che la consacrò cineasta del 2001, secondo i critici di sua maestà. Rispostatasi in Gb (set del premiato film d'esordio, Bhaji on the beach) la coppia più global del mondo ha realizzato una commedia gentile e appuntita sul calcio teeneger femminile (ma la protagonista, Parminder Nagra, nel film Jess, ne ha 26, e mai aveva colpito una palla). Impresa già di per sé notevole (il calcio femminile ha ritmica, musicalità, tecnica, velocità e «maschia violenza» live disomogenea, ma non inferiore, a quello maschile, ed è altrettanto difficile da congelare sullo schermo) anche se questo è stato l'anno delle commedie imprevedibili sul soccer. Pensiamo al pirotecnico Shaolin Soccer dell'hongkonghese Stephen Chow e al francese 3 Zéros . Ma Bend it like Beckham («colpisci la palla con lo stesso effetto del biondo David dei Red Devils» si potrebbe tradurre) àncora la storia in una certa aspra realtà sociale (le periferie sikh di Londra sono luoghi di scorrerie naziste e di analoga semi-incestuosa prigionia familiare, vedi Mio figlio fanatico di Prasad, `97), in stile Full Monty.

Parla, assestanto una serie di irreversibili colpi in testa ai luoghi comuni su calcio e donna, di una lotta all'ultimo sangue delle minorenni per far reali i sogni, dribblando genitori conservatori, e sì che i sikh non sono hindu integralisti (Billy Elliott). E sceglie atmosfere favolistiche da Flashdance per scherzare un po' sul triplice happy-end: innamorarsi del proprio allenatore, strappandolo davvero alla sua migliore amica (o amante?); ingannare i parenti e poi convincerli senza «rompere»; sognare la California, cioè di diventare professionista del soccer, facendosi davvero «comprare» da un club Usa.

Infatti Sognando Beckham è anche una educata e rispettosa storia d'amore tra teenagers ribelli (più quello della sorella «normale» di Jess, Pinky, dal matrimonio col ricco di casta super sempre a rischio) che riusciranno a far quel che vogliono (un lavoro strano e un matrimonio misto, tra outsider: lei sikh, lui irlandese), senza profanare i valori antichi (ma azzerandoli senza drammi, non come nel `68). Anzi Jess riuscirà a impadronirsi dei segreti della cucina sikh oltre che della tecnica Garrinche (è stata addestrata a calcetto a 5 da un allenatore di scuola carioca), mentre il gran matrimonio finale è affollata dai veri parenti della regista (la più vecchia, già in Bhaji on the beach, sente definire la nipote «lesbica», e perplessa sussurra: «ma non è dei Pesci?»). Siamo immersi in un cinema dalle emozioni forti e continue, subiamo un pressing lacrimogeno artificiale asfissiante, ma alla fine quel che rimane è una scarica di energia positiva che riesce a attutire una polemica anticonformista morbida, aiutati da riferimenti duri al razzismo inglese sul cricket e da un cast glamour: Keira Knightley (l'amica di Jess), già definita la«nuova Julie Christie» (fa un Zhivago in tv) e Jonathan Rhys Meyer (Velvet Goldmine), un mister che può portare qualsiasi miss in Paradiso.