da Il Manifesto di Mercoledì 18 Dicembre

 


Il velo fa proseliti

Dallila Tahri ha vinto la sua battaglia per il diritto ad indossare il velo islamico al lavoro. Licenziata il 15 luglio dalla società di vendite per telefono «Teleperformance» proprio a causa del velo che porta ben aderente sul capo e stretto attorno al collo lasciando scoperto solo l'ovale del volto, la ragazza di origine algerina potrà ritornare al lavoro grazie al tribunale dei probiviri, che ieri ha ordinato la sua reintegrazione. Il suo licenziamento («fa proselitismo passivo» fu la motivazione aziendale) è statto ritenuto nullo. L'azienda ha ora otto giorni per restituirle il posto di lavoro, pena una multa di 150 euro per ogni giorno di ritardo.


Natale straniero


«Sotto sequestro», così la senatrice della Margherita, Cinzia Dato, definisce i 700 mila immigrati che hanno presentato domanda di regolarizzazione. Il motivo è semplice: i migranti non potranno tornare a casa finché la prefettura non li avrà convocati per stipulare il contratto di soggiorno. Il solo cedolino, infatti, non è valido per l'espatrio. Così 50 senatori - anche qualcuno della maggioranza - hanno presentato un'interpellanza urgente al ministro Pisanu ricordando che all'epoca della sanatoria della Turco-Napolitano venne emanata una circolare che permetteva agli immigrati muniti di cedolino per la regolarizzazione di tornare a casa per un mese tra dicembre e gennaio.