il manifesto - 07 Dicembre 2002
Niente asilo
Il no di Londra a 40 profughi kurdi
O. C.
LONDRA
Sono quaranta giovani uomini, single, i primi profughi arrivati legalmente in Gran Bretagna dal campo di Sangatte, in Francia. Sono soprattutto kurdi iracheni, ma c'è anche qualche cittadino afghano. A tutti, espletate le pratiche burocratiche e i controlli di polizia (foto segnaletiche, impronte digitali), dovrebbe venir concesso un visto per lavoro della durata di quattro anni. Niente asilo politico, dunque. Nonostante tutti abbiano ribadito di essere perseguitati nei loro paesi. Secondo l'accordo stipulato tra Gran Bretagna e Francia per la chiusura del campo di Sangatte entro la fine dell'anno, dei circa cinquemila «ospiti», milleduecento (mille kurdi iracheni e duecento afghani) potranno vivere (per quattro anni) in Inghilterra. Agli altri verranno offerti soldi (circa duemila euro) per tornarsene nei loro paesi, anche se rimane aperta (così sostengono le autorità francesi) per tutti la possibilità di chiedere asilo politico in Francia.

Chiudere Sangatte era diventata per il governo inglese una sorta di ossessione. E ieri la sottosegretaria all'immigrazione Beverley Hughes ha ribadito che «Sangatte fungeva da magnete per migliaia di profughi. Chiuderlo significa riuscire ad avere più controlli alla frontiera e quindi meno arrivi». Il campo gestito dalla Croce rossa ha «ospitato», dal momento della sua apertura circa sessantesettemila persone. La maggior parte dei profughi ha cercato, rischiando la vita, di attraversare la Manica per raggiungere le inospitali scogliere della perfida Albione che diventano ogni giorno più militarizzate e inaccessibili.

Il Refugee Council, pur condividendo la necessità di chiudere il campo francese, sostiene che concedere a questi profughi un visto per lavoro, trattandoli dunque come migranti economici, rischia di creare confusione e problemi. Critiche anche per la scelta del governo inglese di accogliere soprattutto uomini single, lasciando al loro destino molte famiglie con bambini. Una scelta dettata dalla volontà di trattare questi profughi come migranti economici e non come rifugiati politici. E non è un caso che la nuova legge sull'immigrazione e asilo contenga misure molto più rigide per quanti chiederanno asilo in Gran Bretagna. In particolare il ministero degli interni ha preparato una lista nera in cui sono stati inseriti cittadini di molte nazionalità (per esempio i kurdi della Turchia, i cittadini della ex Jugoslavia, gli stessi afghani): il consiglio del ministero è di trattare con sospetto le domande di asilo dei cittadini dei paesi inseriti nella lista e che vengono considerati «paesi sicuri».