il manifesto - 05 Dicembre 2002
Parigi, licenziata per il velo
La donna si presentava in ufficio con il foulard islamico in testa
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Sono le ragazze che dieci-dodici anni fa avevano fatto scoppiare la polemica nella scuola: è lecito o no indossare un foulard islamico nelle classi? Oggi, queste ragazze, cresciute, sono nel mondo del lavoro. E, mentre la scuola ha bene o male messo in sordina la questione, lasciando la soluzione caso per caso sempre che l'ostentazione dell'appartenenza religiosa non sia troppo esagerata, il problema si è ormai spostato sui luoghi di lavoro. E' lecito o no presentarsi in ufficio con il velo islamico, cioè con il doppio foulard annodato in modo da nascondere collo, orecche e capelli? Questa questione è stata discussa lunedì a Parigi di fronte al collegio dei proud'hommes, un «tribunale» formato al 50% da rappresentanti dei dipendenti e dei datori di lavoro (eletti), di fronte al quale vengono portati i conflitti di lavoro. In questo caso si tratta di un licenziamento che la dipendente considera illegittimo. La sentenza verrà resa nota il 17 dicembre.

Dallila Tahri, 30 anni, nata in Algeria ma in Francia dall'età di tre mesi, è stata licenziata a fine luglio scorso dalla società di marketing telefonico Téléperformance, un'impresa che impiega 4mila persone. Dallila Tahri ha sempre lavorato con il velo in testa, ma fino a qualche mse fa il suo compito era di fare inchieste telefoniche, a partire da un ufficio decentrato della società. Poi questo ufficio è stato chiuso e Dallila trasferita alla sede centrale. Qui, il velo ha cominciato ad irritare la direzione, perché nella sede c'è un passaggio continuo di clienti. All'impiegata, ha precisato l'avvocato della società, non è stato ingiunto di togliere il velo, ma di annodare il foulard in modo un po' meno fondamentalista, come hanno accettato di fare altre dipendenti musulmane credenti. «In nome delle mie convizioni religiose, non posso» ha risposto Dallila.

Gli avvocati si sono scontrarti con due visioni opposte del mondo del lavoro, della laicità che in Francia è legge e delle libertà individuali. L'impresa ha diritto di imporre un modo di vestire al dipendente? Le divise sono ormai andate fuori moda, ma certe regole nondimeno restano. Per l'avvocato della società, vale la stessa regola per un foulard islamico o una tenuta da skinhead.

L'estate scorsa un dipendente della Sagem che aveva l'abitudine di andare al lavoro in bermuda era stato licenziato. Il diritto stabilisce che le eventuali restrizioni alla libertà individuale imposte sul lavoro devono essere giustificate dalla natura del compito che il dipedente deve svolgere e proporzionate allo scopo ricercato. Ci sono già state alcune sentenze sul foulard al lavoro: in maggioranza, hanno dato ragione al datore di lavoro, almeno nei casi in cui era richiesta la «neutralità» dell'impiegato in contatto con i clienti. Una ragazza assunta per la vendemmia, invece, ha vinto la causa e non ha potuto essere licenziata a causa del velo.