il manifesto - 01 Dicembre 2002
Bologna, via Mattei in rivolta
Quaranta «ospiti» si ribellano e danno fuoco all'ala maschile del cpt
Volevano scappare Tre marocchini hanno tentato la fuga. Bloccati dalla Croce rossa hanno appiccato le fiamme, aiutati dagli altri maghrebini

SARA MENAFRA
Si è conclusa senza incidenti la rivolta che ieri ha attraversato il Cpt di Bologna, la prima da quando la struttura ha iniziato a funzionare la scorsa primavera. Attorno alle 6.30 di ieri mattina tre uomini, tutti di nazionalità marocchina e internati da quasi 60 giorni, stavano tentando di fuggire dal centro. Bloccati dagli operatori della Croce rossa, i tre avrebbero dato fuoco ai materassi delle camerate, subito seguiti dagli altri 37 maghrebini presenti nella struttura.

L'incendio è divampato in pochi minuti, coinvolgendo materassi e suppellettili e danneggiando cinque stanze del reparto maschile. Dal gruppo in rivolta è partito anche un televisore, che cadendo ha ferito uno degli operatori del Cpt (colpito dalle schegge dello schermo). Davanti all'ingresso di via Mattei sono arrivate immediatamente una decina di volanti della polizia e diverse squadre dei vigili del fuoco. Gli agenti, però, hanno scelto di non intervenire direttamente. Il gruppo in rivolta è stato convinto ad uscire dalle stanze incendiate e a fermarsi nel campo sportivo.

L'ala maschile del centro è rimasta vuota per tutta la giornata e solo in serata agli uomini è stato permesso di rientrare negli spazi comuni per la cena. Due stanze rimangono ancora inagibili ma i 78 ospiti (15 donne e 63 uomini) sono rimasti comunque all'interno del Cpt. Anche i primi tre maghrebini, denunciati per danneggiamento aggravato, sono ancora a via Mattei e non è chiaro se alla scadenza dei termini del trattenimento saranno arrestati.

Nel pomeriggio la deputata Titti De Simone, di Rifondazione comunista, e il consigliere regionale Carlo Sabbi dei Comunisti italiani, sono arrivati a via Mattei per verificare l'accaduto. «Da quando i tempi di permanenza nella struttura sono passati da 30 a 60 giorni la situazione è diventata esplosiva» hanno detto i due uscendo dalla struttura: «Queste persone vengono fermate senza spiegazioni e per due mesi sono trattenute qui dentro senza capire che cosa succederà della loro vita». Anche Katia Zanotti dei Ds e Paolo Cento dei Verdi si sono detti preoccupati per «l'escalation di tensione che si sta verificando in tutti i centri sparsi nel territorio italiano». «E' necessario riprendere un discorso complessivo sul senso di queste strutture. Per questo lunedì chiederò un nuovo incontro con la prefettura di Bologna» ha sottolineato la Zanotti, mentre il deputato dei Verdi ha anche annunciato che lunedì presenterà una interrogazione al ministro dell'interno.