06 Settembre 2001
 
 
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Il passaggio tragico dei rifugiati di Sangatte
ANNA MARIA MERLO - PARIGI

Nella notte tra lunedì e martedì c'è stato un altro morto: un clandestino, che tentava di raggiungere a piedi l'imboccatura del tunnel sotto la Manica, presso la cittadina di Sangatte, è stato travolto da un'auto ed è deceduto. Sono saliti così a cinque dall'inizio dell'anno i rifugiati che hanno trovato la morte nel tentativo di passare dalla Francia in Gran Bretagna, mentre i feriti (da bruciature, colpi di pistola, botte e cadute) non si contano più.
Adesso i due governi sperano nell'Europa: il braccio di ferro tra Francia e Gran Bretagna a proposito dei clandestini ospitati nel centro della Croce rossa di Sangatte, in Francia, che ogni notte tentano di passare in Inghilterra attraverso il tunnel sotto la Manica, dovrà avere una "soluzione europea". E'questa la risposta che la ministra degli affari sociali, Elisabeth Guigou, ha mandato a Londra, anche per mascherare un po' la brutalità del suo collega degli interni, Daniel Vaillant, che due giorni fa era riuscito soltanto a consigliare agli inglesi di rendere meno facile l'accesso all'asilo politico per avere meno rifugiati. La polemica franco-britannica, fatta alle spalle di centinaia di clandestini rifugiati temporaneamente a Sangatte, ha ora un nuovo risvolto: per Guigou la Francia dovrà aprire "vari altri centri di accoglienza" per evitare che tutti i candidati all'asilo si ammucchino a Sangatte, ma gli inglesi pretendono che nessun altro centro venga aperto in prossimità della Manica.
E' inutile cercare qualche parola di comprensione sulla tragedia di Sangatte da parte della politica. Solo il direttore del centro della Croce rossa, Michel Derr, ripete: "anche se si costruisse il Muro di Berlino, non impediremo mai a queste persone di passare". L'epopea tragica di Sangatte è iniziata nell'ottobre del '98, con l'arrivo di alcuni rifugiati kosovari. Molti giovani, ma anche intere famiglie, dormivano nei corridoi del terminal del Ferry (ne passa uno ogni venti secondi tra Calais e Dover e viceversa), e il parco Saint Pierre era stato trasformato in una bidonville. Allora il modo preferito per passare era salire di nascosto su un camion in transito su un ferry. Subito è nato il racket, gestito da cittadini britannici ma anche francesi: ai candidati al passaggio vengono chiesti fino a 700-800 dollari.
Di fronte a questa situazione, nel settembre '99, a soli tre chilometri dall'imboccatura del tunnel sotto la Manica, viene aperto il campo della Croce rossa, arrangiato su un terreno grande come quattro campi di calcio, costituito da 18 cabine prefabbricate che possono ospitare fino a 30 persone l'una, e qualche tenda. All'interno, letti di ferro e coperte militari. I bagni e la mensa sono all'aperto, in una regione dove gli inverni sono lunghi e rigidi. Nulla è previsto per passare la giornata. Per i bambini non c'è scuola, ma solo un triste gioco della settimana dipinto per terra. Ci sono stati periodi in cui a Sangatte si sono ammassate fino a 1400 persone. Dal settembre '99 ci sono passati quasi 30mila rifugiati, in maggioranza curdi, afghani e iraniani, ma anche iracheni, cecei, somali, angolani, ruandesi.
Contemporaneamente si è rafforzato l'apparato poliziesco. La Gran Bretagna ha cominciato a far pagare forti multe ai camion su cui venivano trasportati i clandestini. Nel luglio 2000 sono arrivate altre misure, decise di concerto da Parigi e Londra: le ronde notturne dei poliziotti si sono moltiplicate, e si è cominciato a fare ricorso alla cinepresa per vedere se qualcuno è aggrappato sotto i camion e sono stati istituiti i controlli sul Co2 (per svelare la presenza umana). I dintorni del tunnel sono così diventati una barricata. Il materiale usato è quello in dotazione alla Nato, per proteggere le basi militari. Trenta chilometri di barriere molto alte e il filo spinato ultimo modello, il "concertina", costellato da piccole lame di rasoio. Le banchine sono illuminate da grossi fari, per controllare i treni merci. Ma riescono a oltrepassare i concertina buttandoci sopra dei materassi" spiegano a Eurotunnel. "Ne abbiamo trovati a cavallo tra due vagoni e persino nella parte anteriore del Tgv", aggiungono alla società che gestisce il treno a grande velocità e che dall'inizio dell'estate, preoccupata per il calo della clientela pagante, ha decretato la "tolleranza zero" chiedendo un intervento muscoloso alla polizia francese.
I passeurs, però, adesso hanno adottato un nuovo sistema: "riuniscono i clandestini in gruppi di trenta e prendono d'assalto il treno assieme..., poi la corsa per sfuggire alle forze dell'ordine e ai cani poliziotto". E'così che un gruppo di 44 persone, che non era riuscito a salire sul treno, è stato fermato nella notte del 29 agosto, a 300 metri sotto il tunnel dopo essere riuscito a superare a piedi controlli e barriere. Ci sono notti in cui 200-250 persone vengono fermate. Alcune riescono a passare. Altre scelgono altri scali, non più Calais, troppo controllato, ma i ferry a Cherbourg, Caen, Dunkerque, Quistream o Zeerbrugge, in Belgio. In genere, riescono a passare uomini giovani. Per le famiglie è diverso: "alcune restano qui vari mesi, poiché i bambini non riescono a salire su un treno in marcia", spiegano alla Croce rossa.
Sui circa 30mila rifugiati che sono passati per Sangatte non più di un centinaio ha chiesto asilo in Francia. La Commissione consultiva dei diritti dell'uomo ritiene che la politica dell'asilo sia in Francia "poco rispettosa dei diritti umani". Nel 2000 ci sono state 39mila domande di asilo, 30mila sono state esaminate e solo in 5mila hanno ottenuto il permesso di soggiorno. In Gran Bretagna, invece, nel 2000, sono stati accolti 80mila rifugiati, la cifra più alta d'Europa. In Francia, dal '91, chi attende una risposta di asilo perde il diritto di lavorare e i 6300 posti disponibili nei centri di accoglienza lasciano per strada la maggior parte dei candidati, che devono rivolgersi alle strutture per i senza tetto. In Gran Bretagna, invece, ricevono un assegno settimanale sulle 35mila lire e, se entro sei mesi non hanno risposta, possono chiedere un'autorizzazione di lavoro. Adesso, la Francia chiede alla Gran Bretagna di annullare queste briciole, per "armonizzare" la fortezza Europa.

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