24 Agosto 2001
 
 
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L'Eurotunnel dichiara guerra ai profughi
Londra, la società che gestisce il tunnel sotto la Manica apre una vertenza con governo francese perché chiuda il campo di Calais
ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA

La questione immigrazione sembra essere davvero il tormentone dell'estate inglese. Nemmeno i pettegolezzi sul prossimo (ormai anche la regina Elisabetta ha dato il suo consenso) matrimonio tra Charles e Camilla riescono a distogliere l'attenzione (violenta e razzista) dei tabloid e, a ruota, dei conservatori e dei fascisti del National Front dalla campagna contro gli stranieri avviata ormai mesi fa. Una campagna che sembra avere come obiettivo quello di "eliminare" gli asylum seekers (i richiedenti asilo) dal paese. Quello che preoccupa chi in Inghilterra lavora con e per i cittadini stranieri non è solo la gravità e la violenza dei toni che la campagna anti-immigrati ha assunto specie nelle ultime settimane, ma anche il sostegno politico che queste dichiarazioni di guerra xenofoba sembrano ricevere. E non solo dai fascisti del National Front e del British National Party che hanno entrambi guadagnato consensi alle elezioni del giugno scorso. I conservatori sono scesi nuovamente in campo ieri a sostegno della decisione di Eurotunnel (la società che gestisce il tunnel sotto la Manica) di aprire un procedimento legale contro il governo francese per chiedere la chiusura del campo profughi che si trova nei pressi del porto di Calais. Eurotunnel sostiene che il campo è diventato ormai ingestibile e che i circa milletrecento cittadini stranieri che vi alloggiano sono di fatto potenziali immigrati clandestini diretti in Gran Bretagna. I conservatori, sposando la denuncia di Eurotunnel, ribadiscono che "il terminal della compagnia che gestisce il tunnel è ogni notte scena di un assedio da parte di almeno quattrocento persone che cercano disperatamente di introdursi illegalmente nel treno o nei camion diretti in Inghilterra".
Una situazione che per i Tories dimostra come la questione immigrazione sia ormai diventata "ingestibile e intollerabile". Il ministero degli interni britannico (che è stato a sua volta portato in tribunale da Eurotunnel quando ha proposto una multa di 2mila sterline che la società dovrebbe pagare per ogni 'clandestino' trovato nei treni diretti in Inghilterra) si è limitato a dire che "la chiusura del campo di Sangatte non risolverebbe il problema poiché chi vuole raggiungere il nostro paese si ritroverebbe comunque a Calais".
Il campo di Sangatte è gestito dalla Croce rossa ed è stato allestito in magazzini di proprietà di Eurotunnel e requisiti dall'autorità locale due anni fa. Originariamente doveva ospitare soltanto i profughi provenienti dal Kosovo ma in realtà ospita chiunque cerchi una sistemazione al coperto. Eurotunnel nella sua denuncia contro il comune francese sottolinea di aver dovuto spendere "tre milioni di sterline per proteggere il terminal, oggi pattugliato da oltre cento agenti di sicurezza". Tra le centinaia di profughi che ogni giorno cercano di attraversare la Manica ci sono anche migliaia di minorenni non accompagnati che una volta arrivati in Inghilterra si trovano letteralmente abbandonati a se stessi. Ieri mattina il Refugee Council (consiglio per i rifugiati, l'organizzazione inglese più grande che si occupa di rifugiati) ha presentato la sua ricerca sulle condizioni di vita dei minorenni stranieri non accompagnati. "Ragazzini, anche di quattordici o quindici anni - ha detto il portavoce del Refugee Council - arrivano nel nostro paese per sfuggire la guerra, la tortura, la persecuzione e si ritrovano scaricati dal governo inglese in situazioni terribili e invivibili". Lo studio rivela che l'anno scorso in Gran Bretagna 2.735 minori non accompagnati hanno fatto richiesta di asilo politico. "L'accesso ai servizi, all'assistenza - si legge nel rapporto - sono una vera e propria lotteria: i ragazzi vengono mandati in bed and breakfast senza nessun sostegno". Inoltre alla maggior parte dei minori viene concesso soltanto un permesso di soggiorno temporaneo e questo, sostiene il rapporto, "aumenta la paura di essere rispediti nel paese di provenienza. Il nostro paese non ha un approccio strategico per quanto riguarda l'accoglienza e il sostegno ai minori che sono i più vulnerabili e spesso anche i più traumatizzati tra i profughi". Lo studio ha anche confermato che, nonostante il governo sostenga il contrario, molti minori vengono rinchiusi nei centri di detenzione per stranieri e alcuni anche in carcere.

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